domenica 19 agosto 2018

CIT: I COMUNI SOCI DICONO BASTA ?


In questi ultimi giorni le amministrazioni comunali di Arquata Scriva, Gavi e Serravalle Scrivia hanno espresso, pubblicamente e quasi contemporaneamente, le proprie perplessità sull’attuale situazione del CIT: un fatto, questo, che costituisce un forte campanello d’allarme o, peggio, il suono di una campana a morto.

Quando in un Consorzio Intercomunale Trasporti (perché questo significa l’acronimo CIT) sono proprio i Comuni soci a volerci mettere una pietra sopra, questo significa che la lunga serie di errori compiuti dalle amministrazioni CIT (quella precedente e quella attuale, entrambe espresse dall’amministrazione comunale di Novi Ligure, socia di maggioranza), ha trasformato il CIT, nella percezione dei Comuni vicini, in un peso finanziario che grava inutilmente sui bilanci comunali.

Questo è il risultato di una gestione che si è occupata di tutto (pompe funebri, bus turistici, navette da e per l’Outlet, feste e inaugurazioni) piuttosto del fatto che il CIT, per sua stessa vocazione, doveva fornire un servizio di trasporto pubblico intercomunale nelle tratte nelle fasce orarie non adeguatamente coperte da operatori privati.

D’altronde, perché stupirci? La mela non cade mai troppo lontano dall’albero, e le amministrazioni CIT sono figlie di una compagine politico-amministrativa, quella del PD e delle liste-satellite, che ha svenduto il ruolo di Novi Ligure come centro-zona in grado di far crescere la città assieme a tutto il territorio, e non a discapito di esso:

una visione delle cose inadeguata ai tempi che corrono e che, di fronte alle sfide da affrontare in un contesto sempre più competitivo, sta condannando Novi Ligure alla morte economica e civile.

Il comitato liberale “Alfare” e noi, associazione civica “Avanti Novi”, abbiamo più volte detto e scritto, da anni, che non si sarebbe potuto andare avanti così:

ora, siamo lieti di non essere i soli a sostenere che, se non si interviene subito, si mettono a rischio non solo i posti di lavoro degli autisti, ma anche la funzione stessa di CIT come fornitore di servizio di trasporto pubblico intercomunale.

Per questo, lo ribadiamo ancora una volta, chiediamo che si mettano in vendita i settori del CIT che non sono servizio pubblico (pompe funebri, bus turistici, navette da e per l’Outlet) e che il ricavato vada tutto a finanziare la riorganizzazione del trasporto pubblico (a cominciare dall’adozione di mezzi di taglia adeguata) per il collegamento con gli altri Comuni:

sempre che, a questi ultimi, questo servizio interessi ancora, e per davvero.  


Associazione Civica “Avanti Novi
 


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