domenica 19 luglio 2015

EX-MACELLO: NO AD “ACOS IMMOBILIARE”

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Non più la Cavallerizza, ma l’ex-Macello: cambia l’immobile, ma non cambia la volontà di sbolognare i pesi morti del Comune di Novi Ligure facendoli acquistare ad Acos con i soldi delle nostre bollette.

Come già abbiamo detto mesi fa, speriamo che si tratti di uno scherzo o, data la stagione, di un colpo di calore, perché restano tuttora in piedi i motivi di preoccupazione che già avevamo allora.

Primo, questa operazione avrebbe unicamente carattere immobiliare, e quindi non migliorerebbe i servizi offerti da Acos ai cittadini in termini né di qualità né di costi.

Secondo, l’acquisto da parte di Acos permetterebbe al Comune di Novi Ligure di scaricarsi di dosso beni immobili inutilizzati che finora non è stato capace di vendere, caricando però la spesa anche sulle spalle di Iren e del Comune di Arquata Scrivia, soci di minoranza in Acos che, al pari di noi cittadini, non avrebbero alcun vantaggio da questa operazione.

Lo scorso febbraio, quando si parlava di acquisto della Cavallerizza da parte di Acos, in molti abbiamo pensato che si trattasse solo di uno scherzo di Carnevale, ma se ora ritornano alla carica, pur scegliendo un altro immobile su cui fare quest’operazione, cominciamo a pensare: "C’è sotto qualcosa".

A questo punto è doveroso che l’amministrazione comunale dia ai cittadini risposte chiare a proposito dei milioni di euro che si intende far spendere ad una società controllata (ma lo è davvero?) dal Comune, mentre i dipendenti comunali e quelli del Cit faticano a ricevere i premi accordati, e gli stipendi dovuti.

lunedì 6 luglio 2015

FARMACIA COMUNALE: DIAMO I NUMERI , SENZA “DARE I NUMERI”


Quando si  affronta l’argomento  “ privatizzazioni “ in generale lo si fa con un approccio ideologico (quasi religioso) o in relazione al gettito che se ne può ricavare.

In realtà, l’aspetto più importante è che,  unitamente alla liberalizzazione del settore interessato, privatizzare è la condizione necessaria, anche se non sufficiente, per avere prodotti e servizi migliori al prezzo minore. Privatizzare stimola  la  concorrenza e , nel medio-lungo periodo, migliora l’efficienza  dell’intero settore. Anche di quelli, come nel caso delle farmacie,   non completamente liberalizzati.

Ora cerchiamo di dare  alcuni numeri in relazione al gettito ricavabile dalla vendita della Comunale; aspetto da non sottovalutare in tempi di recessione, di  non procrastinabile revisione della spesa pubblica   e di tagli del debito, a cui  il Comune risponde spesso con aumenti di tasse ed introiti vari (come avvenuto lo scorso anno con l’aumento dell’addizionale Irpef al livello massimo per il ceto medio).

L’utile netto di una farmacia privata  è quantificabile in una percentuale variabile tra il 5 e il 10 % del giro d’affari annuo (incasso annuo), in dipendenza di differenti caratteristiche. La Comunale ha incassato circa un milione di euro all’anno negli ultimi cinque anni .

Gli utili netti sono stati  pari ad euro : 17.000 nel 2.010,  9.000 nel 2.011,  12.000 nel 2012,  19.500 nel 2.013,  22.600 nel 2.014.

Quindi l’utile netto oscilla tra 1 e 2,3% del giro d’affari annuo. Ben al di sotto degli utili delle farmacie private: desolante il confronto anche con le peggiori.

Il valore di una farmacia può essere quantificato  in un importo variabile da 0,9 a 1,2 volte il giro d’affari di un anno (incasso annuo). Tale criterio di valutazione è riferito a farmacie private, in cui è ragionevole pensare, che il giro d’affari sia  molto vicino al massimo realizzabile. La qual  cosa non si può dire con certezza della nostra Comunale che presenta, invece, un margine di valore inespresso,  suscettibile di far salire il prezzo di vendita  fino ad 1,5 volte rispetto al giro d’affari attuale.

Pertanto il valore della Comunale, che dovrebbe  oscillare  tra 900.000  e 1.200.000 Euro, potrebbe in realtà arrivare anche ad Euro 1.500.000.

Infatti al zona che le  gravita  attorno è molto vasta e popolata e le farmacie più vicine sono poste a notevole distanza (Valletta- Nuova- Moderna).  Non è un azzardo ipotizzare che, se gestita privatamente,  possa rendere molto di più.

La recessione economica e la  conseguente riduzione della capacità di spesa  hanno determinato una contrazione  generale degli incassi, sia derivanti dai farmaci mutuabili ( la clientela si è orientata molto verso i generici  e questo ha spinto al ribasso anche il prezzo degli originali), sia derivanti dalla diminuita vendita di farmaci da banco, parafarmaci, cosmetici, attrezzature, ecc. ecc

Tuttavia le farmacie , gestite dall’ imprenditore privato,  hanno mantenuto  un buon livello di utili proprio grazie  alla  vendita dei  prodotti non mutuabili,  ovvero quelli che  godono di maggiori margini di guadagno.

E’ in questo segmento che la Comunale difetta, perché necessita una forte spinta imprenditoriale ed una notevole “ aggressività “ commerciale, che non ha e non può avere; non sono sufficienti  la diligenza  e lo zelo da parte di chi vi opera.

Il problema della Comunale risiede nel suo peccato originale: LA PROPRIETA’ PUBBLICA . La Comunale va venduta indipendentemente dal fatto, che oggi il suo valore possa essere inferiore rispetto agli anni  pre -crisi.

Se qualcuno ritiene che possa ancora annoverarsi tra i “ gioielli di famiglia” del Comune, non si faccia illusioni, né  tanto meno scrupoli  a vendere. Infatti  l’ampliamento già deliberato del numero dei punti vendita ( nella zona di via Ovada si insedierà una nuova farmacia) , l ‘eventuale (temuta dai farmacisti) autorizzazione alla vendita dei farmacia di fascia C negli iper-mercati , nonché una ulteriore liberalizzazione, da non escludersi a priori, potrebbe  in un domani non molto lontano ridurre il “ gioiello di famiglia” ad un vecchio catenaccio arrugginito da buttare via.
Il gettito ricavabile si massimizza vendendo delle rendite.
Di qualche rendita di posizione la Comunale oggi ancora gode., domani non si sa.

Vincenzo Rapa
Comitato Liberale ALFARE