In
questi giorni siamo venuti a conoscenza dell’intenzione, da parte della giunta
Muliere, di alienare l’edificio che attualmente ospita l’Istituto Oneto.
Un’alienazione
aliena, nel senso che sembra roba da
extra-terrestri anche
perché prima della vendita verranno
fatti lavori di manutenzione, cosa che invece non accade, o accade di rado, a
strade e altri edifici di uso pubblico non destinati alla vendita.
Con
tutto il rispetto, se proprio bisogna rinunciare a qualche edificio di
proprietà comunale, si cominci con
quelli che sono già in buono stato, come Palazzo Pallavicini (specie ora che,
come da noi richiesto più volte, finalmente si va verso l’unificazione della
sede comunale in Palazzo Dellepiane) oppure l’edificio lungo il primo tratto di viale Saffi, a poca distanza dal
ponte ferroviario.
Per
non parlare di edifici che, pur fatiscenti,
hanno una cubatura che potrebbe essere messa all’asta, recuperando così i
fondi per la loro demolizione, facendo guadagnare spazio vitale per i cittadini
(parcheggi, giardini) e lasciando un bel po’ di soldi nelle casse comunali: l’ex-Cavallerizza, la palazzina di via Cavallotti
(oggetto anche recentemente di atti vandalici) e la palazzina Zucca, tanto per intenderci.
Ma
soprattutto, si cominci finalmente ad
incassare qualcosa dalla vendita della Farmacia Comunale, della quale si è
tanto parlato, ma dalla quale l’unico
che finora ha incassato qualche migliaio di euro è l’autore di una perizia
pagata dal Comune per una valutazione a scopo vendita (che però ancora è di
là da venire).
Con
tutto questo, se lo stato effettivo del
bilancio comunale richiede il sacrificio dell’Istituto Oneto, al quale, tra le
due guerre, don Massa dedicò la propria esistenza lasciando il proprio
incarico in Parrocchia di San Pietro, la
giunta lo dica, e se ne prenda la responsabilità,
ma vendere un edificio di uso scolastico
deve essere e restare davvero una misura
estrema, da ultima spiaggia prima di
fare la fine di Alessandria.