Giovedì 5 febbraio, sala consiliare
di palazzo Pallavicini. Audizione dei dirigenti del Gruppo Acos su richiesta
dei 5 stelle per chiarimenti sullo stato del Gruppo, a seguito di voci su
presunte non trasparenti situazioni gestionali e di bilancio.
Non entriamo volutamente nel merito
dell’argomento.
Il sindaco Muliere per tutta la
serata ha mantenuto un atteggiamento volutamente distaccato, apatico, quasi
assente. Quello di chi lascia il campo libero ai contendenti. A tratti appariva
visibilmente annoiato, con sbadigli incontrollati e mezze giravolte sulla sua
poltrona girevole da destra a sinistra e viceversa. E ne aveva ben motivo,
considerato il livello del dibattito, durante il quale non è mai intervenuto.
Probabilmente per non correre il rischio
di essere tacciato di partigianeria. Ma non ce n’era neppur bisogno. Infatti i
5 Stelle non lanciavano bombe, ma petardi, che dopo il botto si spegnevano
subito, su un D’Ascenzi, che mal celava fastidio e nervosismo, forse per il
fatto di apparire sul banco degli imputati. O forse perchè qualcosa sotto c’è
davvero.
Solo a chiusura della seduta
Muliere ha tenuto un breve discorso. Con il suo abituale atteggiamento molto
misurato e controllato, ma lasciando trasparire una certa soddisfazione, anche
se non ostentata, ha elencato le tre maggiori realtà novesi dal punto di vista
occupazionale: Ilva, Asl (ospedale, ecc.) e, naturalmente, Gruppo Acos, con i
suoi 385 addetti, vanto di D’ Ascenzi.
Pertanto, considerata la recente (e
dilettantesca) nazionalizzazione dell’Ilva e sommando altre categorie quali
dipendenti scolastici (insegnanti, ecc.), comunali, ferrovieri, Cit, forze
dell’ordine e tutti gli altri dipendenti di enti di stato e parastato (senza
dimenticare i pensionati), si evince che la maggior parte dell’occupazione,
della capacità reddituale e dell’economia novese si basano su stato, parastato
ed enti pubblici di vario livello.
Per contro il settore privato, salvo
rare eccezioni, indietreggia su tutti i fronti a causa del crollo dei consumi interni
oltre ad altri fattori quali: mancanza di credito, livello dell’imposizione
fiscale, peso della burocrazia, ecc. (peraltro essi stessi causa del calo dei
consumi).
Artigianato, industria, commercio,
professioni e servizi sono allo stremo, per non parlare del mercato immobiliare
e dell’edilizia, ormai defunti.
Mentre il privato arretra
drammaticamente, si allunga la mano pubblica sull’economia e conseguentemente
sulle assunzioni, sul livello delle retribuzioni e sugli appalti.
Il tutto naturalmente con i soldi
dei contribuenti ed alimentando un implicito voto di scambio a favore di chi ti
garantisce un reddito, oggi più che mai.
Senza economia di mercato e concorrenza non
c’è stimolo alla crescita ed allo sviluppo nel breve, medio e lungo termine. Crescita
e sviluppo sia quantitativi, che qualitativi.
L’economia privata, che deve
sostenere con le sue tasse il settore pubblico, è ridotta ai margini
schiacciata da un stato sempre più invadente e pesante da mantenere e che,
oltretutto, con le sue tasse le fa concorrenza in tanti settori.
Anche il declino della città, che
continua inarrestabile, è proprio dovuto ad una prevalenza di cultura economica
di tipo statalista-socialista.
Quindi Muliere ha magnificamente fotografato
tale realtà quando, all’ultimo minuto, involontariamente, ha evidenziato le
cause del declino della città, di cui lui e la classe politica che da sempre la
dominano, sono parte e causa.
Complimenti a Muliere, ha fatto un
bel tiro, ma ha sbagliato porta!
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