Domani,
Sabato 10 Maggio,
Guido CROSETTO, candidato di Fratelli d'Italia alle elezioni europee ed alla carica di Presidente della Regione Piemonte, sarà a Novi Ligure per un incontro pubblico.
Vi aspettiamo alle ore 15.30 nella sala conferenze della Biblioteca Civica di Novi Ligure.
Segnaliamo anche
questo articolo de 'Lo Spiffero', che riportiano di seguito.
Crosetto: “In Regione troppi carrozzoni”
Pubblicato Venerdì 09 Maggio 2014, ore 8,33
Solo assegnando maggiore autonomia è possibile ridisegnare il
ruolo di un Ente schiacciato dai debiti e prigioniero della gestione
ordinaria. Fare efficienza sulla Sanità e ridurre il peso pubblico
nell’economia. I piani del candidato presidente di Fratelli d’Italia
Solo assegnando alla
Regione Piemonte maggiore
autonomia è possibile ridisegnare ruolo e funzioni di un Ente
«schiacciato sotto il peso dei debiti, con margini di manovre di
bilancio minime», che «non ha alcuna altra possibilità se non
amministrare l’esistente» e «in anni, decenni, cercare risorse per fare
interventi che invece servirebbero ieri».
Guido Crosetto
è l’outsider di lusso di questa stanca e scontata competizione
elettorale: avrebbe voluto capeggiare l’intera coalizione di
centrodestra nell’improba sfida al campione del centrosinistra (e
dell’establishment), poi le cose sono andate come sono andate, la
coalizione è andata in frantumi e oggi si ritrova a guidare il piccolo
plotone di
Fratelli d’Italia. Una condizione che
consente all’ex sottosegretario alla Difesa incursioni meno diplomatiche
sullo scacchiere della politica regionale che conosce a menadito avendo
ricoperto per anni la carica di coordinatore piemontese della
primigenia Forza Italia, spalla “dialettica” del governatore dell’epoca,
Enzo Ghigo.

La
Regione, come istituzione e livello amministrativo, va ripensata alla
radice, ma ogni tentativo appare velleitario se non si modifica la
cornice normativa nella quale è costretta a operare, per questo,
significativamente, ha voluto come primo atto della sua campagna
elettorale proporre il Piemonte come nuova regione a statuto speciale.
«Nella conferenza stampa di presentazione della mia candidatura –
spiega, rispondendo
alle domande rivolte dall’economista
Carlo Manacorda sullo
Spiffero -
ho illustrato un unico disegno di legge: quello sul Piemonte Regione a
statuto speciale. Perché? Perché altrimenti qualunque proposta politica,
qualunque punto programmatico, qualunque tentativo di cambiare qualcosa
in questa Regione sarebbe inutile o velleitario. La Regione, così
com’é, schiacciata sotto il peso dei debiti, con margini di manovre di
bilancio minime, non ha alcuna altra possibilità se non amministrare
l’esistente e in anni, decenni, cercare risorse per fare interventi che
invece servirebbero ieri». Il problema, come sempre sono i soldi: «Non
si può incidere sulla realtà se non si hanno a disposizione risorse e
non si é in grado di fare scelte politiche. Il nuovo centralismo imposto
dall’Europa ha fermato un percorso che doveva servire a
responsabilizzare le Regioni affidando loro la

gestione
di una parte delle tasse prodotte dai loro abitanti e consentendo di
intervenire su problemi specifici dei rispettivi territori. Io sono
convinto che, approfittando delle riforme costituzionali in atto, sia
fondamentale cercare di cambiare la struttura delle istituzioni
sopprimendo definitivamente le Provincie e dando compiti precisi alle
Regioni assicurando loro risorse su una percentuale fissa del gettito
fiscale e tributario. In questo modo una Regione bene amministrata
potrebbe diminuire la pressione fiscale, potrebbe programmare seriamente
la riduzione del debito, potrebbe effettuare investimenti in opere
pubbliche». Anche perché «responsabilizzare le Regioni toglierebbe la
litania continua per cui la colpa é dello Stato o dell’Europa». Non vi
sono altre strade per Crosetto: «Se non si condivide questa impostazione
allora é inutile parlare di programmi o fare promesse utili solo per la
campagna elettorale perché senza cambiare i presupposti il margine di
manovra e la possibilità di incidere sulla crisi in atto
dell'istituzione regionale é vicina allo zero». Severo il giudizio
sull’approccio finora seguito dal Governo: «Sulla riforma Delrio é
inutile esprimersi: é assurda e solo di facciata. Ha peggiorato la
situazione di caos limitandosi a eliminare i consigli provinciali eletti
direttamente in ogni Provincia e accorpando alcune Provincie ai grandi
Comuni. Voglio vedere il sindaco di Torino occuparsi dello sgombero neve
di centinaia di piccoli comuni montani».

Sollecitato
dal prof Manacorda sul tema delle liberalizzazioni dei servizi pubblici
locali, Crosetto concorda sulla necessità di rivedere radicalmente il
peso e la presenza del pubblico. «Io condivido totalmente la necessità
di intervenire sui servizi pubblici, evitando inutili duplicazioni che
servono solo per mantenere piccoli recinti di potere, cercando di
raggiungere la sintesi tra costo e servizio all’utente. Sul ciclo dei
rifiuti, sulla gestione acqua e reflui, sul trasporto pubblico locale ed
in ogni ambito che non rientri tra le competenze pubbliche, che
obbligatoriamente debbano essere svolte da enti locali, occorre avere il
coraggio di cambiare. Io credo alla necessità che il pubblico controlli
la qualità ed il costo dei servizi ma non che costruisca carrozzoni per
fare lavori che il privato può svolgere con maggiore efficienza e minor
costo». Ma vi sono condizioni imprescindibili: «Il presupposto per
poter fornire servizi utilizzando i privati é il dovere di pagarli in
tempi certi e brevi ed é quello di una vera concorrenza e cioè di
capitolati puliti e costruiti nell’interesse dei cittadini e non degli
amici che devono vincere». Il pubblico faccia da garante, eserciti i
controlli, sia arbitro e sempre meno giocatore. «É più facile formare
qualche decina di persone in grado di controllare e garantire ente e
cittadini che costruire società piene di persone, non organizzate,
gestite da cda deresponsabilizzati e politicizzati. Il pubblico deve
diventare forte e preparato nello svolgere le sue funzioni non nel
cercare di fare impresa perché non é in grado, perché chi amministra non
rischia soldi suoi, perché l'influenza politica nelle società é sempre
negativa. La Regione ha già un settore importante che deve rendere
efficiente, la sanità. Meglio lasciare liberi gli altri».
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