giovedì 10 novembre 2016

Perchè si - Perchè no

Lo scorso 26 Ottobre ho avuto il piacere di presentare un interessante dibattito sul referendum costituzionale, tra Flaminio de Castelmur, a favore del NO, e Michele Fossati, a favore del SI.

Flaminio è un imprenditore di Alessandria, liberale, membro del comitato ALFARE e dell'associazione Gli Argonauti.

Michele è di Novi, commercialista e revisore contabile, anche lui liberale e membro di Avanti Novi.

Ho chiesto loro di presentare in breve quelli che per loro sono i punti chiave a favore del SI o del NO, per completare il discorso iniziato con il post precedente.

Buona lettura
      Claudio Casonato
Fondatore di Avanti Novi

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Perché NO - Flaminio de Castelmur

La riforma della Costituzione che sarà posta all’esame del referendum in Dicembre, ad una lettura approfondita, suscita molte perplessità. Vi è da chiedersi se gli errori presenti siano dovuti alla ricerca di effetti voluti espressamente o, più semplicemente, dovuti alla cronica incapacità tecnica a legiferare dei tecnici addetti alla redazione delle norme.
Brevemente, gli effetti voluti dai riformatori e proposti nel testo del referendum proposto, non si verificheranno per i seguenti motivi:
  • Risparmi: lo studio fatto dalla Ragioneria dello Stato li quantifica in una cifra che si aggira sui 54 milioni. Piuttosto poco per una riforma che tra le sue ragioni di essere poneva proprio questo scopo.
  • Superamento del bicameralismo paritario: un’esigenza forse non impellente, ma che si sarebbe potuta accettare. Ma non nel modo proposto. Le previsioni di nomina dei Senatori (indiretta di membri dei Consigli Regionali o Sindaci, non ancora normata da un provvedimento che dovrà essere approvato successivamente), le procedure di approvazione delle Leggi (839 parole nell’art. 70 dicono molto della complessità e farraginosità del procedimento), l’individuazione di competenze ripartite tra le Camere (quindi con un ruolo paritario, in molti campi) sono solo alcuni degli aspetti controversi della riforma.
  • Abbreviamento dei tempi: l’eliminazione dichiarata della c.d. “navetta” (la bozza di legge che transitava tra la Camera ed il Senato prima dell’approvazione con eguale testo) non avviene. La Camera Alta potrebbe infatti intervenire, oltre che sulle materie di sua stretta competenza, su ogni Legge approvata dalla Camera dei Deputati. Per cui i tempi non sarebbero così brevi, sempre. Inoltre non si capisce dove sorga l’esigenza di accelerare l’iter delle leggi, quando con la vecchia Costituzione i tempi medi di approvazione di norme su iniziativa del Governo, nel 2013 erano di 35 giorni. Oggi 195, ma forse è un problema di esecutivo più che di regole.
  • Riordino delle competenze Regionali: auspicabile in senso assoluto, discutibile nella previsione fatta. Infatti, se si provvede correttamente ad eliminare le competenze concorrenti, in molte materie lo Stato può intervenire a emanare le disposizioni generali e comuni, ricreando così una sovrapposizione di disposizioni destinata a dare molto lavoro alla Corte Costituzionale.
Vi sono altre parti suscettibili di critica. Brevemente ricordiamo il procedimento di nomina del Presidente della Repubblica, con un’elezione a maggioranza qualificata dei votanti, suscettibile di distorsioni ed inconvenienti. L’innalzamento della soglia per la presentazione di disegni di Legge popolare, portata a 150.000 firme, con il contentino del passaggio in Aula e della votazione delle stesse, con peraltro scarsa probabilità di approvazione. Il rinvio a norme successive per la messa in funzione e regolamentazione dei referendum consultivi e propositivi, significa la loro sostanziale inesistenza, visti gli esempi storici della regolamentazione delle rappresentanze sindacali di cui agli artt. 39 e 40 nella stesura del 1948.
Infine, poche previsioni sono condivisibili e forse previste per dare più forza alle ragioni del si. L’abrogazione delle Province, quella del Cnel, la previsione del referendum abrogativo a maggioranza dei votanti e la legge a data certa, sono norme condivisibili e, infatti, non discusse.
La sostanza del pensiero è che una riforma, fatta e scritta meglio, si sarebbe potuta auspicare. Ma gli aspetti previsionali sopra stigmatizzati, rendono questa Legge assolutamente da respingere. Nell’attesa di una nuova stesura più condivisa, che porti alla trentanovesima modifica della vecchia Costituzione, magari più profonda e meditata.

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Perché SI - Michele Fossati

Molti affermano che la Costituzione vigente sia perfetta: la più bella del mondo. Ma hanno letto le altre? E se era perfetta già nel 1948, perché la si è sottoposta ad almeno 13 lifting, incluso il grande e pasticciato intervento sul Titolo V? O forse i costituenti l'avevano generata malforme, e la perfezione è sopraggiunta solo dopo tutti quei ritocchi estetici? Mah!
La riforma che andremo a giudicare non è certamente perfetta, perché è frutto di molti compromessi politici. E' un illuso chi crede che il No porti ad una stagione riformatrice in vista di una futuribile, bellissima, riforma condivisa. Balle! Il No ne sarà la pietra tombale. Mancherà la volontà politica e mancherà, temiamo, anche il tempo. Tra l'altro gli anti riformisti potranno anche appellarsi al fatto che, per ben due volte in soli dieci anni, gli italiani abbiano detto No al superamento del bicameralismo paritario, alla riduzione dei parlamentari e all'abolizione degli enti inutili (CNEL e province).
  • RISPARMI. Una riforma costituzionale non si valuta in euro ma si giudica per la sua efficacia. La battaglia sui risparmi della riforma è il classico fumo negli occhi. Un taglio della spesa pubblica di un risibile uno per mille farebbe risparmiare dieci volte tanto. Ma PD, M5S e FI, articolazioni del Partito Unico della Spesa Pubblica (questa sì da primato mondiale!), preferiscono accapigliarsi per pochi milioni. Che, votando no, non verranno nemmeno risparmiati.
  • BICAMERALISMO PARITARIO. Rimarremo una repubblica parlamentare, ma a bicameralismo temperato, più simile ad altri grandi paesi europei, dove il Governo si sostiene solo sulla Camera bassa. Sarà solo quest'ultima a dare (o no) la fiducia e ad avere l'ultima parola su oltre il 90% delle leggi in discussione.
  • MORALIZZAZIONE. La necessità di avere la maggioranza in due camere “paritarie” genera la “compravendita” di parlamentari. Con la riforma, salvo che non si torni al proporzionale da prima repubblica, questo turpe mercato si ridurrà fino a quasi scomparire.
  • CORSIA PREFERENZIALE. E' introdotta una corsia preferenziale per i disegni di legge del Governo che, come contropartita, non potrà più abusare dello strumento del Decreto-legge, che tanti danni ha fatto nel generare la nostra disordinata legislazione.
  • SENATO. 215 poltrone in meno, 315 stipendi in meno. Non direttamente elettivo come in molte grandi democrazie, sarà composto da rappresentanti degli Enti Locali che raccorderà con lo Stato e con l'Unione Europea. Poteva essere fatto meglio? Può darsi. Mi chiedo, però, chi potrà convincere di nuovo i senatori a tagliare il (comodo) ramo sul quale sono seduti. 
  • REGIONI. La riforma del 2001 aveva creato 21 staterelli spendaccioni e arroganti. Sarebbe stato meglio abolirle. Accontentiamoci di questa limatura dei loro artigli e del messaggio politico.
  • ELEZIONE DEL PRESIDENTE. L'effetto combinato della riforma e della attuale legge elettorale potrebbe dare alla maggioranza governativa la possibilità di eleggersi un Presidente della Repubblica? No perché il quorum scenderà, al massimo, e a partire dalla settima votazione, ai 3/5 dei votanti presenti, ovvero 438 voti su 730 parlamentari. Il Governo dovrebbe avere, oltre ai 340 deputati dell'Italicum (se sopravviverà al vaglio della Corte Costituzionale), quasi tutti i senatori, cosa impossibile proprio grazie al metodo di selezione di questi ultimi. I “favori” delle minoranze, assenti per abbassare il quorum, non sono esclusi nemmeno oggi.
  • ENTI INUTILI. Benissimo eliminare il CNEL e le sue inutilmente costose 65 poltrone. Non ne sentiremo la mancanza. Toglierle dalla Costituzione le province è il primo, indispensabile, passo per abolirle davvero. E potrebbe essere un esempio per la miriade di enti inutili che non si riesce a spazzare via.

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