Il mese scorso i dirigenti di ACOS sono stati convocati, dopo molto
tempo, a riferire di fronte ai consiglieri comunali, in sede di Commissione
Bilancio:
al di là di dati e indicatori
finanziari, e delle abituali schermaglie verbali, siamo stati colpiti da uno specifico passaggio della relazione di Mauro
D’Ascenzi, quando afferma che la controllata ACOSI, in prospettiva, dovrà
trasformarsi in una società di servizi tra i quali l’offerta della fibra ultraveloce, in accordo con una società primaria.
Un’escursione nel settore telecomunicazioni che è già stata tentata da ACOS qualche anno fa con la
jouint-venture con la società NOICOM s.p.a. per la commercializzazione di
servizi di telefonia con il marchio ACOM, lanciato nel lontano 2003, e del
quale non abbiamo più trovato traccia
in seguito, neppure nella recente esposizione
dei risultati aziendali del 2017;
dimostrazione, questa, dell’insuccesso dell’iniziativa, cosa che
dovrebbe sconsigliare la dirigenza ACOS
e, soprattutto, i Comuni che compongono l’assemblea dei Soci che controlla
(o, almeno, dovrebbe farlo) l’operato di ACOS, dal perseguire un business così al di fuori della propria missione
aziendale: la distribuzione di acqua e gas alle utenze domestiche e non.
Una “uscita dal seminato” che si somma all’idea di accollare ad ACOS gli edifici fatiscenti dell’ex-Cavallerizza
(fortunatamente abbandonata ancor prima di essere intrapresa), e al lancio di una “fondazione ACOS” che
si rivolge alle scuole in ottica di inserimento
professionale (e questo andrebbe anche bene),
ma non fornendo materiale didattico (pubblicazioni aggiornate e
attrezzature di laboratorio delle quali le scuole, colpite da continui tagli,
hanno estremo bisogno) bensì perpetuando la logica dell’alternanza scuola
lavoro che, pur nata con le migliori intenzioni, sotto l’azione governativa di Renzi e Poletti è cresciuta in maniera
eccessiva, penalizzando il tempo dedicato alla preparazione di base.
Non siamo qui a negare il
luccichìo degli indicatori finanziari di ACOS, ci mancherebbe; ci piacerebbe però che si continuasse sulla
strada maestra, quella della fornitura di beni primari quali acqua ed energia,
seguendo sì l’evoluzione tecnologica e migliorando aspetti ambientali e
gestionali, ma su questi due aspetti che
sono e devono restare il cuore dell’attività aziendale:
altrimenti si rischia di fare l’errore compiuto dal CIT (Consorzio
Intercomunale Trasporti), che si è
buttato su business commerciali degli autobus da gite, scolastiche e non, e su
quello del servizio-navetta da e per l’OUTLET, trascurando la sua vera ragione
d’essere che, come dice il nome, è il
trasporto pubblico tra Novi Ligure e gli altri Comuni della zona, con tutti i
problemi che, anche recentemente, sono saltati fuori.
Giacomo Perocchio - segretario Lega Nord, sezione di Novi Ligure
Andrea Scotto - presidente Associazione Civica "Avanti Novi"
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